giovedì 18 ottobre 2018

Anomalie cromosomiche in gravidanza: cos’è la Sindrome di Edwards?


A cura di: Ufficio Stampa Sorgente Genetica

La gravidanza è un periodo nel quale la futura mamma sperimenta nuove emozioni, e subisce anche importanti cambiamenti nel proprio corpo. Spesso è afflitta da dubbi su come gestire la propria salute e quella del nascituro, o su quali possono essere gli esami di screening più indicati da svolgere per individuare eventuali anomalie cromosomiche in gravidanza.

Il primo consiglio è di rivolgersi sempre al proprio ginecologo, che saprà indirizzare verso il test più idoneo. Gli esami di diagnosi prenatale sono invasivi, come l’amniocentesi, ma ci sono anche esami di screening non invasivi, come il test del DNA fetale.
Questi ultimi restituiscono la percentuale per cui il feto è affetto da anomalie cromosomiche, quali la sindrome di Down, di Edwards, o di Patau. L’età della gestante, superiore a 35 anni, accresce l’incidenza di tali patologie nel feto1.

Tra le anomalie cromosomiche, la seconda più comune è la sindrome di Edwards, caratterizzata da un cromosoma 18 in più. Ogni anno colpisce 1 neonato su 8.0002.

I bimbi affetti dalla sindrome di Edwards non sopravvivono oltre le 2 settimane, e raramente compiono il primo anno di vita3. Di solito la gravidanza termina con un aborto spontaneo3.

I tratti distintivi di questa sindrome sono:

·       malformazioni al viso o alle orecchie;
·       bocca o palpebre ristrette;
·       grave ritardo cognitivo;
·       difetti cardiaci3.

Sottoporsi a un test di screening potrebbe aiutare a scoprire alterazioni cromosomiche fetali come questa. I test sono vari, e la scelta può essere fatta in base al tasso di attendibilità, oppure all’anticipo con il quale si vogliono conoscere le condizioni del bimbo.

Dalla 10a settimana si può fare il test del DNA fetale, che tramite un prelievo ematico, permette di analizzare i frammenti di DNA del feto in circolo nel sangue della madre, con un affidabilità del 99,9% nell’individuazione delle più diffuse trisomie e delle maggiori microdelezioni.

Il Bi test in associazione alla translucenza nucale (un’ecografia), affidabile all’85%, è fattibile tra l’11a e la 13a settimana, mentre tra la 15a e la 17a si può eseguire il Tri test, affidabile al 60%.

Quando un test di screening rileva un’anomalia, è necessario accertare l’esito con un test diagnostico invasivo.

Per avere informazioni su quale sia l'esame più idoneo cui sottoporsi, è sempre bene chiedere consiglio al proprio ginecologo.

Per maggiori informazioni: www.testprenataleaurora.it

Fonti:
1) Embriologia medica di Langman di Thomas W. Sadler, a cura di R. De Caro e S. Galli; 2016
2) Ecografia in ostetricia e ginecologia di Peter Callen; 2009
3) Medicina dell'età prenatale: Prevenzione, diagnosi e terapia dei difetti congeniti e delle principali patologie gravidiche -Di Antonio L. Borrelli, Domenico Arduini, Antonio Cardone, Valerio Ventrut