giovedì 29 settembre 2016

Cancro al seno: esami di screening per una diagnosi precoce e fattori di rischio

A cura di: Ufficio stampa Sorgente Genetica

Quello al seno è il tumore più comune tra le donne (colpisce ogni anno 1 donna su 9). Individuato quando è in uno stadio troppo avanzato, può portare a gravi conseguenze, ed è la prima causa di decesso per tumore tra la popolazione femminile1. Per questo è importante sottoporsi a esami come il test BRCA1.


L'insorgere del tumore al seno è causato dalla produzione incontrollata di alcune cellule da parte delle ghiandole mammarie, che si trasformano in cellule maligne e possono attecchire sui tessuti limitrofi. Il tumore alla mammella si distingue in invasivo e in situ. Il primo si diffonde nei tessuti circostanti generando metastasi, il secondo resta circoscritto al'interno dei lobuli e dei dotti mammari senza diffondersi nei tessuti vicini.

I tipi più comuni di cancro al seno riguardano le cellule dei lobuli (legate alle ghiandole mammarie) o quelle dei dotti lattiferi. Quest'ultimo è il più diffuso comprende il 70% dei casi di cancro2.

Alcuni fattori di rischio sono:

     familiarità: le probabilità di sviluppare un cancro al seno o all'ovaio crescono se il soggetto ha un familiare cui è stato diagnosticato uno dei due tipi di patologia oncologica;
     età: l'insorgere del tumore al seno aumenta con l'avanzare dell'età. Nonostante ciò esso colpisce le donne con meno di 55 anni nel 60% dei casi;
     mutazione dei geni: questi due tipi di cancro sono associati alla mutazione del gene BRCA. Le donne con questa mutazione sono più a rischio.

Aumentare la percentuale di sopravvivenza è possibile con la diagnosi precoce. Le possibilità di sopravvivenza a 5 anni nelle donne colpite dal tumore al seno sono del 98%3 se esso viene diagnosticato quando si trova nello stadio zero, ossia ancora in situ.

Per la prevenzione è fondamentale eseguire uno screening per il cancro alla mammella e affidarsi a un senologo per una serie di visite. Fare inoltre un'autopalpazione del seno, per indagare la presenza di noduli e/o secrezioni.

Sottoporsi al test genetico capace di individuare anomalie del gene BRCA è un modo di fare diagnosi precoce. Si analizza il DNA presente nel campione di saliva prelevato dalla donna, per indagare eventuali anomalie nei geni BRCA1 e BRCA2, associati a diverse tipologie di tumore a seno e ovaie4. Un risultato positivo a mutazioni non significa tuttavia che sia presente un tumore.

L'ecografia mammaria è un test di screening che individua noduli e cisti. La mammografia individuando le forme tumorali quando non sono ancora riscontrabili dalla palpazione, è l'esame più attendibile per la rilevazione dei tumori al seno.

Per maggiori informazioni: www.brcasorgente.it


Fonti:
1. I numeri del cancro 2014 – pubblicazione a cura di Aiom, Ccm e Artum
2. Nastro Rosa 2014 – LILT (Lega Italiana per la Lotta contro i Tumori)
3. Airc – Associazione Italiana per la Ricerca sul Cancro
4. Campeau PM, Foulkes WD, Tischkowitz MD. Hereditary breast cancer: New genetic developments, new therapeutic avenues. Human Genetics 2008; 124(1):31–42

martedì 13 settembre 2016

Il legame tra cibo, gravidanza e cellule staminali cordonali

A cura di: Ufficio Stampa Sorgente

Nonostante il nostro paese sia basato sulla cultura del “mangiar bene”, per molte persone il rapporto con il cibo rimane un problema. Anche durante la gravidanza l’alimentazione ha un ruolo fondamentale, tanto che è stato scoperto che essa incide addirittura sulla qualità delle cellule staminali del cordone.

Sul sito del Ministero della Salute1 si può trovare un utile vademecum ricco di consigli sul regime alimentare da mantenere durante la gravidanza, per mantenere il benessere della gestante e tutelare lo sviluppo del bambino. Tra i vari consigli troviamo: bere molto e scegliere frutta e verdura di stagione ben lavata, fare 4 o 5 pasti al giorno, consumare carni bianche, pesce come merluzzo, sogliole, nasello e trote ben cotti, limitare zucchero, caffè e uova ed evitare carni e pesci crudi, cibi grassi, insaccati e bevande alcoliche.


Oltre al rapporto cibo-gravidanza, esiste anche un legame tra alimentazione dei genitori (prima e durante la gravidanza) e le cellule staminali del cordone ombelicale, come sottolineato da uno studio2 del gruppo di medicina rigenerativa dell’Ospedale San Matteo di Pavia.
Gli elementi costitutivi dei cibi, infatti, influenzerebbero lo sviluppo di spermatozoi e ovociti, che potrebbero avere conseguenze a loro volta sulle staminali del cordone ombelicale. Secondo lo studio, i figli delle donne ipernutrite o malnutrite potrebbero avere meno cellule staminali e quindi difese immunitarie più basse.
La presenza di un numero minore di cellule staminali potrebbe compromettere la salute dell’individuo in quanto la perdita di cellule è quotidiana e fisiologica, e  non solo legata alla presenza di una malattia. Le staminali sono un potente strumento terapeutico per trattare numerose malattie, infatti sono sempre di più le ricerche scientifiche che ne studiano le applicazioni in ambito clinico. Per questo motivo è importante valutare la possibilità di conservare le cellule staminali del cordone ombelicale per averle a disposizione in caso di necessità.
Per maggiori informazioni sulla conservazione del sangue cordonale consulta il sito www.sorgente.com

Note

1. Gravidanza, corretta alimentazione”. Ministero della Salute
2. Per informazioni sullo studio La Provincia Pavese