mercoledì 22 giugno 2016

Cellule staminali, grande importanza terapeutica

A cura di Ufficio Stampa Sorgente

Donazione cordone ombelicale o conservazione? Questo è un argomento molto discusso e di grande importanza dal punto di vista medico, infatti sono ormai moltissimi i ricercatori che occupano le loro risorse nell’indagare le potenzialità delle cellule staminali contenute nel cordone ombelicale, e ogni giorno compiono grandi passi avanti. Le cellule staminali del cordone ombelicale possono essere utilizzate per i trattamenti di diverse malattie, tra le quali malattie oncoematologiche, come la leucemia linfoblastica acuta, ed ematologiche, come l'anemia aplastica severa.

Normalmente lo standard terapeutico per questo tipo di patologie avviene con trapianti allogenici, ma in questo campo, il trapianto autologo di cellule staminali ha dato risultati positivi. Vediamo qualche esempio: nel 2007 una bambina di tre anni, affetta da leucemia linfoblastica acuta, è stata sottoposta a un trapianto autologo e, a un anno dall’operazione, il trattamento ha fatto sì che i suoi valori ematici tornassero normali e che, dopo solo 2 anni, non ci fosse più alcun segno di ricaduta1.

Uno studio più recente, del 2011, ha portato buoni risultati lavorando su tre pazienti differenti affetti da anemia aplastica severa. Dopo una terapia immunosoppressiva, si sono sottoposti tutti a trapianto autologo di cellule staminali cordonali e la malattia li ha abbandonati rispettivamente per quasi cinque anni, oltre tre anni e, nel terzo caso, per 17 mesi. L’ultimo paziente, il più difficile, si è sottoposto a un nuovo ciclo di terapia immunosoppressiva, a seguito del quale ha ritrovato per oltre due anni una nuova indipendenza dalla malattia che lo costringeva a continue trasfusioni di sangue 2.

Le cellule staminali possono intervenire anche nei disordini neurologici, come ad esempio la paralisi cerebrale. È in corso, infatti, uno studio clinico per valutare l'effetto di questa terapia su 184 bambini affetti da disordini neurologici, sottoposti a trapianto autologo: ad oggi, i risultati ottenuti non mostrano alcuna reazione avversa, a conferma della sicurezza del trapianto autologo di staminali cordonali3. Infine, alcuni studiosi hanno scelto il trapianto allogenico nel trattamento della emorragia alveolare diffusa, una complicanza molto rara ma molto grave, del lupus sistemico eritematoso che ha un tasso di mortalità che supera il 50%. Compiuto su quattro pazienti affetti da questa patologia, lo studio ha riportato un quadro clinico migliorato già dal primo mese, in cui i livelli di ossigeno nel sangue si sono normalizzati così come, passati sei mesi dall'intervento, i livelli di emoglobina, permettendo quindi di considerare il trapianto allogenico di cellule staminali come uno strumento terapeutico per i soggetti affetti da questa grave patologia4. Questi sono solo alcuni degli studi clinici, portati a termine o ancora in corso, che continuano ad indagare le grandi potenzialità terapeutiche delle cellule staminali del cordone ombelicale che si dimostrano strumento fondamentale nelle mani della medicina.

Per maggiori informazioni: www.sorgente.com

Note
1. Hayani A, Lampeter E, Viswanatha D, Morgan D, Salvi SN: First report of autologous cord blood transplantation in the treatment of a child with leukemia. Pediatrics 119:e296-300, 2007
2. Rosenthal J, Woolfrey AE, Pawlowska A, Thomas SH, Appelbaum F, Forman S: Hematopoietic cell transplantation with autologous cord blood in patients with severe aplastic anemia: An opportunity to revisit the controversy regarding cord blood banking for private use. Pediatr Blood Cancer
3. Sun J, Allison J, McLaughlin C, Sledge L, Waters-Pick B, Wease S, Kurtzberg J: Differences in quality between privately and publicly banked umbilical cord blood units: a pilot study of autologous cord blood infusion in children with acquired neurologic disorders. Transfusion 50:1980-1987
5. Clicca qui per leggere l'elenco delle patologie

martedì 14 giugno 2016

Come affrontare al meglio la prima gravidanza


A cura di: Ufficio Stampa Sorgente Genetica

Molti sono i dubbi che assalgono le gestanti quando sono alle prese con la loro prima gravidanza. Vanno adottati accorgimenti come seguire uno stile di vita sano ed equilibrato, ma anche eseguire un test di screening prenatale, per controllare la salute del piccolo.

In gravidanza si raccomanda di nutrirsi in modo sano, per consentire l'assimilazione di tutti gli alimenti necessari allo sviluppo del feto e all'apporto energetico alla mamma. Non bisogna esagerare, poiché mangiare troppo può agevolare la comparsa del diabete.
Fumo e alcool sono assolutamente vietati sia durante la gestazione, sia durante l'allattamento perché possono provocare malformazioni e problemi respiratori. Ciò che il corpo della donna assimila viene trasmesso al piccolo. L'alcool può causare la sindrome fetale alcolica (il feto rischia di nascere con problemi fisici e mentali gravi). Il fumo fa diminuire l’afflusso ematico diretto al feto e può causare una nascita prematura.

Quando ci si accorge di aspettare un bambino, è bene sottoporsi ad alcuni test ematici per verificare l’immunità della gestante a rosolia e toxoplasmosi e l’assenza di infezioni o malattie virali. Alcune malattie prese in gravidanza possono infatti nuocere al bimbo.
I farmaci in gravidanza sono consentiti dietro consiglio medico. Se la futura mamma è già in cura da prima dell'insorgenza della gravidanza ed è costretta a prendere farmaci ogni giorno, ci si dovrà rivolgere al medico specialista per fare un adeguamento alla terapia.
La salute del feto dipende anche da fattori quali l'età materna o la familiarità con malattie genetiche. Questi infatti possono aumentare la probabilità di insorgenza di anomalie cromosomiche, che possono essere rilevate tramite test di screening prenatale.

In gravidanza è doveroso sottoporsi a test di screening e di diagnosi prenatale, che devono essere consigliati dallo specialista sulla base della storia clinica della gestante. Fare test invasivi (amniocentesi, villocentesi, cordocentesi) vuol dire ottenere diagnosi certe al 100% sull’eventualità di anomalie fetali, ma significa anche affrontare un rischio di aborto dell’1%1.
Appartiene agli esami di screening prenatale che non presentano rischio di aborto, quindi non invasivi, il test del DNA fetale che analizza i frammenti di DNA del feto contenuti nel sangue materno. Questo test è in grado di accertare al 99,9%2 la presenza di Sindrome di Down, Sindrome di Edwards, la trisomia 13 e altre anomalie cromosomiche.

Per maggiori informazioni: www.testprenataleaurora.it


Fonti:
1. Medicina dell'età prenatale: Prevenzione, diagnosi e terapia dei difetti congeniti e delle principali patologie gravidiche ­Di Antonio L. Borrelli,Domenico Arduini,Antonio Cardone,Valerio Ventrut

2. Poster Illumina ISPD_2014 Rev A